Pemio Nazionale di Poesia e Narrativa dedicato alla Bicicletta e al suo mondo

Pedalare la libertà: l'invito di Giulio Cavalli, uomo di teatro, giornalista, scrittore, blogger

Uomo di teatro, giornalista (scrive per la rivista Left), scrittore, blogger: Giulio Cavalli è costantemente impegnato nel lavoro di inchiesta e informazione sui temi riguardanti la criminalità organizzata e la gestione politica della nostra società. Scelta di libertà che, paradossalmente, condiziona la sua propria libertà nel quotidiano.
Alla nostra richiesta di un suo pensiero sulla bicicletta da pubblicare qui, nonostante i numerosi e gravosi impegni, ha accettato con entusiasmo, fornendoci un prezioso spunto di riflessione, che va oltre - e di molto - quanto gli abbiamo chiesto: un pensiero di libertà.

Non c’è un’altra parola per dire bici. Non esiste un sinonimo. È qualcosa che sventola tra la libertà, il muoversi, l’essere consapevole e il potersi ascoltare con il rumore della città che si srotola intorno.

Io mi sono liberato del mio vivere seminascosto, sono uscito dal mio difendermi torvo quando ho deciso di lasciare gli ormeggi per una pedalata non autorizzata.
Era sera. Quasi notte. E io un bambino che provava ad addomesticare il proprio equilibrio. Ho imparato ancora ad annusare il tempo senza bisogno di armi, scorte e difese. Io e la bici, con quella bulimia di ingoiarsi le strade, il vento, le case.
Sorridevo, pedalando. Chissà se loro, quelli che sperano di avermi condizionato la vita con la prepotenza e le minacce, se lo sarebbero mai aspettati di vedermi passare.

Ecco perché non c’è un sinonimo per dire bici: quel punto d’equilibrio tra l’essere libero ma veloce, quello stare soli.
Io ho bisbigliato all’orecchio della mia bici di provare a scappare insieme e lei, come sempre, mi ha tenuto con sé. 

C’è un mondo sulle bici: i nostri mondi.

Pedalate la libertà. Siate liberi. E poi raccontate la vostra libertà: magari a Il Bicicletterario.


Giulio Cavalli

Giulio Cavalli nasce a Milano nel 1977. Nel 2001 fonda la compagnia Bottega dei Mestieri Teatrali. Firma il testo e la regia delle prime produzioni Il cantafavole muto, Tetiteatro e un chicco di caffè, Carro poetico, Pulvere de Katabatù e Filo spinato.
Nel 2006 Paolo Rossi, che cura la supervisione artistica di Kabum!..come un paio di impossibilità!, spettacolo sulla Resistenza in Italia – lo spinge a salire sul palco, segnando l’inizio della sua vita di “narratore”. Nello stesso anno mette in scena (Re) Carlo (non) torna dalla battaglia di Poitiers, giullarata in occasione del quinto anniversario della morte di Carlo Giuliani, che debutta in Piazza Alimonda a Genova scelta da Giuliano e Haidi Giuliani per l’iniziativa “Per non dimentiCARLO”.
Il 18 dicembre 2007 debutta al Piccolo Teatro di Milano Linate 8 ottobre 2001: la strage, scritto insieme al giornalista Fabrizio Tummolillo, un monologo sull’incidente aereo costato la vita a 118 persone. Nel settembre del 2007 al Teatro dell’Elfo di Milano la prima di Bambini a dondolo, dramma sul turismo sessuale infantile. Il 27 marzo 2008 è stata presentata al Teatro alle Vigne di Lodi l’anteprima di Do ut Des, spettacolo teatrale su riti e conviti mafiosi, coprodotto dal comune di Lodi e dal comune di Gela, con la collaborazione della casa memoria “Felicia e Peppino Impastato” ed il Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato”. Proprio durante la stesura di questo lavoro, Giulio Cavalli intesse rapporti di collaborazione con Rosario Crocetta, sindaco di Gela, e con il magistrato Antonio Ingroia. Inizia il suo incessante lavoro di informazione e sensibilizzazione sul fenomeno della criminalità organizzata.
Nel 2008 ha debuttato Primo L. 174517 liberamente ispirato alla versione drammatica di Se questo è un uomo di Primo Levi e Pieralberto Marchè, progetto coprodotto dalla Regione Lombardia - Next. Nel giugno 2009 debutta al Teatro Augusteo di Napoli con L’Apocalisse rimandata Ovvero benvenuta catastrofe di Dario Fo e Franca Rame, coprodotto dal Napoli Teatro Festival Italia e con il sostegno di Next. Sempre nel 2009 va in scena A cento passi dal Duomo scritto con Gianni Barbacetto direttore dell’Osservatorio milanese sulla criminalità organizzata al Nord (Omicron). Lo spettacolo è “una ninna nanna dolce per un risveglio brusco di quella Lombardia che si crede immune dalla mafia”, come è descritto dallo stesso Cavalli.
Con A cento passi dal Duomo Cavalli analizza le infiltrazioni criminali al Nord con particolare attenzione a Milano e all’hinterland. Il suo lavoro incessante sulle problematiche legate al fenomeno della criminalità organizzata lo portano a partecipare a vari convegni e conferenze, nonché a portare la sua testimonianza nelle scuole. Dalla stagione 2007-2008 Giulio Cavalli è, inoltre, direttore artistico del Teatro Nebiolo, a Tavazzano con Villavesco (LO). Nel dicembre 2009 è stato ricevuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che gli ha portato la propria solidarietà per la vita sotto scorta a causa delle minacce ricevute da cosche mafiose.
Il suo lavoro Nomi, cognomi e infami è stato presentato nel dicembre 2009 nell’ambito del Festival Teatri della Legalità (progetto della Regione Campania), uno spettacolo che narra di storie di mafia, camorra, soprusi e ingiustizie ma anche di persone che hanno scelto di non piegarsi agli uomini d’onore.
Nel gennaio 2010, è stato premiato a Catania con il Premio Pippo Fava dedicato al giornalista scomparso. Sempre in gennaio è diventato cittadino onorario del Comune di Tavazzano con Villavesco per il suo impegno per la legalità. Il 26 gennaio 2010 ha ricevuto nella sala del Consiglio Provinciale di Milano il Premio Campione della Cultura dell’anno. E’ autore dei libri Linate 2001: la strage e Fronte del palco.
Il suo ultimo lavoro editoriale, Mio padre in una scatola di scarpe (Rizzoli, 2015), è un romanzo "tratto da una storia vera: l'assassinio del metronotte nel casertano, rimasto impunito. Una storia d'amore e d'omertà che ci ricorda quanti italiani sono costretti a fuggire dalle terre controllate dalla criminalità o a restarci da invisibili" (da una recensione apparsa su Il Fatto Quotidiano, con cui Cavalli ha collaborato in qualità di blogger)

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