Pemio Nazionale di Poesia e Narrativa dedicato alla Bicicletta e al suo mondo

Paola Gianotti e il suo saluto per il Bicicletterario, pedalando lungo un sogno senza fine

L'abbiamo seguita nella sua pedalata fino a Oslo, quando ha portato le firme di decine di migliaia di amici della bicicletta alla Commissione per il Nobel, per candidare la nostra cara due ruote al massimo riconoscimento per la pace, testimonial perfetta della campagna Bike the Nobel di Caterpillar - Radio 2.
Tra quelle firme, anche quelle raccolte dal Co.S.Mo.S. e da Il Bicicletterario.

La seguivamo anche prima, quando si mise in sella per il giro del mondo in bicicletta, l'ormai famosissimo Keep Brave, e poi l'abbiamo idealmente accompagnata nel suo giro di 48 stati USA in 48 giorni, per raccogliere fondi da destinare all'acquisto di biciclette per le donne ugandesi.

Paola Gianotti non è soltanto una recordwoman che si muove sui pedali: è un esempio di grande determinazione, della capacità di reinventarsi inseguendo un sogno, dell'affermazione di una volontà tanto semplice quanto profonda. Ed è anche una donna simpatica, disponibile, allegra, di una vitalità esemplare.

Il suo motto è "Quando le cose si mettono male, pedala", ma lei pedala comunque, anche quando tutto va per il meglio, perché è dalla sella della sua bicicletta che ha realizzato e continua ad inseguire sogni, srotolando decine di migliaia di chilometri sotto le ruote e collezionando, oltre ai record, esperienze di vita straordinarie, di cui ci racconta nel suo libro 'Sognando l'infinito' (edizioni Piemme - ne parliamo più in basso nella pagina...).

Già per la seconda edizione del nostro Premio Letterario, ci inviò il suo saluto, che abbiamo pubblicato sull'antologia 2016, 'Ruote tra le righe'. Ce lo rinnova, anche per la III edizione, e lo condividiamo con tutti voi.
 
Vorrei augurare a tutti i partecipanti di questa bellissima iniziativa un grandissimo in bocca al lupo!
Penso che scrivere, in fondo, sia come pedalare...
Nella scrittura si trova libertà, come quando si pedala sentendo l'aria sul viso...
Emozioni... come quelle che ti regala la strada.
Sfogo... Come quando si lotta contro una salita.
Sogno... come ogni volta che si sale sopra una bicicletta.
Per questo credo che partecipare a Il Bicicletterario sia un ottimo modo per regalare e regalarsi un momento di emozione che rimarrà nel cuore di chi scrive come di chi chi leggerà.






Paola Gianotti: eporediese, classe '81, laureata in Economia e Commercio, appassionata del mondo outdoor e degli spazi aperti. E di sport: una passione che l'ha portata a praticare dal triathlon allo sci-alpinismo e dal sub alla thai­boxe, perché nello sport ha sempre individuato un momento di formazione e crescita personale, attraverso la sfida del superamento dei propri limiti. Ma noi la conosciamo soprattutto per quel che ha fatto e fa con la bici: imprese da record, che l'hanno portata alla ribalta mondiale.

Decide di mettersi alla prova in maniera estrema dopo una grande delusione lavorativa, forse pensando a quando era bambina e immaginava che il luogo fatto per lei avesse il profetico e fiabesco nome di 'Lontano'; o a quando, visistando l'Olanda in camper coi suoi genitori, restò stucchevolmente folgorata dalla vista di centinaia di biciclette che percorrevano ogni sorta di strada, tra mulini a vento e tulipani, ma anche tra i palazzi cittadini. Mgari ha pensato a entrambe le cose.

Di questi significativi e fondamentali ricordi ed esperienze ci parla nel suo libro 'Sognando l'infinito', edito da Piemme, pubblicato nel settembre 2015, che non a caso è sottotitolato 'Come ho fatto il giro del mondo in bicicletta': tra le sue pagine troviamo il racconto dell'impresa che, con partenza l'otto marzo 2014 (neanche la data è casuale...), l'ha portata a percorrere 29.430 chilometri in 144 giorni, in giro per il mondo, tra mille difficoltà e un brutto incidente in Arizona, che mise in pericolo la sua stessa passione per la bici. Ma vi leggeremo anche dell'antefatto, delle motivazioni che l'hanno spinta a fare il giro del mondo sui pedali, e di come si è preparata a farlo, di come è riuscita a procurarsi i fondi e il sostegno. E poi, c'è l'esperienza di quei chilometri, ci sono gli incontri, le emozioni e le riflessioni da essi suscitate. Non si tratta quindi di un mero racconto di viaggio: il volume trasuda emozioni, e diventa quasi un training mentale per quanti si facciano scoraggiare dalle avversità. E' il racconto di una sfida con se stessa, della volontà di farcela. E' la testimonianza di quanto la determinazione e la passione possano fare nelle nostre vite, di come sia possibile prenderle nelle nostre mani e tracciare il nostro percorso in libertà.
Una lezione di umanità e di forza: "(noi donne) siamo abituate e portate ad affrontare il dolore, un aspetto molto presente quando si pratica uno sport di endurance", afferma con convinzione, e non possiamo certo darle torto. Anzi, ci troviamo dalla sua parte quando, quasi rivolta a tutte le donne che invece non credono nel proprio valore, afferma che "Noi donne possiamo essere brillanti lavoratrici, tenaci sportive, incredibili sognatrici, compagne innamorate e soprattutto splendide mamme. Noi donne possiamo fare il giro del mondo in bici percorrendo 29.430 chilometri in 144 giorni". Insomma, nulla o quasi è impossibile per chi lo desideri davvero. Ora è più chiara la scelta dell'otto marzo per la partenza. Una data simbolo per un'esperienza vera, concreta, di fatica e speranza, di difficoltà e sogni, e attraverso quella data e il carattere caparbio di Paola, anche la sua impresa si fa simbolo dell'approccio con cui affrontare la vita. E non solo per le donne.


Idealmente, la ricolleghiamo ad un'altra donna, Anne “Londonderry” Kopchovsky, che - pensate - nel 1894 lasciò tutto e intraprese il giro del mondo con una vecchia bici: partì da Boston e giunse fino in Cina, passando per Parigi, Gerusalemme e Singapore, superando incredibili difficoltà e sopportando innumerevoli calunnie, e persino la prigione, fino al suo ritorno in patria, dove ebbe un’accoglienza trionfale e venne eletta simbolo della lotta femminile, per poi essere dimenticata, dopo il 1947. Un suo pronipote, il giornalista Peter Zheutlin, ha ricostruito la sua storia, ora disponibile in un libro, "Il giro del mondo in bicicletta  - La straordinaria avventura di una donna alla conquista della libertà" (Elliot Edizioni).
Ecco: due libri da avere sul proprio scaffale, che - potremmo dire - continuano una stessa storia, in epoche diverse, con mezzi diversi, ma con uno spirito sorprendentemente simile. Un grande insegnamento per tutti noi.

E così, di 'lotta' in 'lotta', si arriva alla scelta di Paola Gianotti come testimonial attiva per la campagna Bike the Nobel lanciata da Caterpillar - Radio 2, che promuove la candidatura della due ruoteecologica al Premio Nobel per la Pace.
Una splendida iniziativa che la porta, nel febbraio del 2016 a raggiungere Oslo in due settimane di pedalate, percorrendo 2100 chilometri, e consegnare
alla Commissione Nobel le firme raccolte a sostegno.

I pedali la chiamano ancora e davvero nulla sembra fermare Paola, che il 1° maggio successivo riparte per la sua nuova impresa: attraversare 48 Stati degli USA in 48 giorni, e raccogliere fondi per donare una bicicletta a 48 donne ugandesi: anche questa nuova sfida è un successo, tanto che il numero di biciclette donate supera la quota stabilita ben prima della fine dell'impresa.
Un altro record, un'altra esperienza simbolica, che ha anche un deciso risvolto sociale, contribuendo a indirizzare l'attezione sull'importanza che la bicicletta può avere per la libertà e per la vita.

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